Quando decidiamo di fare una visita, ci lanciamo anima e corpo. E’ il nostro modo di fare.
E’ stato una grande giornata, che ci ha portato in posti fantastici. E’ iniziata alle 6 del mattino (posso sentirne alcuni che strabuzzeranno gli occhi leggendo cio, ma sì, sono le vacanze, quindi ci si alza alle 6), per prendere l’autobus espresso che passa alle 06:50 in direzione dell’acquario Churaumi. Abbiamo pianificato la colazione al sacco e siamo arrivati intorno alle 9:30 sul sito. Tutto questo per dire che questa spedizione è stato preparata grazie alle incredibili doti di Xim.
Sono sempre un po’ di opinioni contrastanti nei confronti degli acquari. E’ ovviamente l’occasione miglire per vedere esemplari unici, rari e preziosi, per contemplare la bellezza e la ricchezza del mare profondo. Deve essere bello, perché la vita e la sua diversità sono straordinarie belle. Ma per tutte queste creature, non sarebbe meglio essere in mare, piuttosto che girare intorno in un acquario? Anche se sembra enorme, per gli animali, la gabbia di vetro può essere molto piccolo. In piscine più grandi, un enorme edificio, con pareti di vetro di 60 cm di spessore per resistere alla pressione dell’acqua, ho visto una manta che… girava in tondo nella piscina… ancora… e ancora… le mante sono meravigliose, sembrano che stiano volando. Hanno un movimento agile e aggraziato. Una passeggiata in tondo nell’acquario più e più volte.
Ho avuto la stessa sensazione con lo spettacolo dei delfini. (Nota: l’unico posto dove ci sono i delfini, è lo spettacolo nel bacino. Quelli che si sentono all’interno dell’acquario, sono i bambini che piangono 🙂 ). Come è bello un delfino. Un delfino fa piroette, salti e vi saluta con la sua pinna, è commovente, divertente e bello. Ci sentiamo loro complici di gioco. Ma stanno davvero giocando? A quale costo e quale lavoro possono imparare a relazionarsi con il cerchio o un anello a doppia punta sopra l’acqua? Li ammiro, ma il mio cuore etico disapprova.
Nella stessa posizione del Ocean Expo Park si trova anche il Tropical Dream Center. Come il suo nome indica chiaramente è un giardino botanico tropicale… con orchidee. La sola idea di visitare un posto come questo, ero sul punto di svenire per la felicità, ma non ha nulla a che vedere con tutto ciò che si possa immaginare: è ancora più grande e è ancora più bello. Nuotiamo in un’atmosfera degna di Laputa – Il castello nel cielo di Miyazaki; mancano solo i robot giardinieri. L’architettura dell’osservatorio è una Torre di Babele in cima alla quale vi aspetta una fantastica vista sul mare. E i fiori? Migliaia e migliaia di fiori, uno più bello dell’altro. Ovviamente ci sono ghirlande di phalaenopsis e Vanda (il mio prossimo acquisto in termini di orchidea…), ma anche esemplari più rari, più strani, più delicati. E le farfalle svolazzano tra i fiori. Per chi ama le piante, e una felicità.
C’era evidentemente un negozio. Il che è una vera tortura in quanto non è possibile esportare piante dal Giappone. Xim vede in cio una vendetta divina: no Gundam, no orchidea.
Abbiamo preso l’autobus e poi un taxi per arrivare a Sunset Beach, giusto in tempo per il tramonto. In realtà, contavamo di fare una nuotata: ci eravamo armati con i costumi, pronti a cambiarci appena fuori dalla spiaggia (non lontano dalla zona picnic ben attrezzata: l’ho gia detto che tutto e ben organizzato in Giappone?). Ma gli squali non sono stati d’accordo. E sì: la presenza di squali ha proibito la balneazione. Siamo rimasti molto delusi, soprattutto perché l’acqua doveva essere di almeno 27 ° quando ci siamo bagnati i piedi. A tale temperatura, potete scordarvi il piccolo brivido che avete quando la pancia passa sotto la superficie. Ma no, siamo stati puniti. Per vendetta, abbiamo detto che ritorneremo.
Abbiamo fatto un giro nel villaggio americano, che si presenta come un grande centro commerciale, dove abbiamo mangiato degli okonomiyaki.
Penso che abbiamo raggiunto il livello di “guerrieri del bus” per i trasporti: abbiamo preso l’autobus locale (quindi niente inglese o almeno romaji) per percorrere l’ora di macchina che ci separa dall’hotel. Non so se si tratta di fortuna, talento, l’utilizzo di Google, il sesto senso di Xim (Dottore in localizzazione, in ogni caso), o tutti questi fattori insieme, ma il bus ci ha portati esattamente a 100 metri dall’hotel.
Domani partiamo da Okinawa, con la promessa di ritornare (con una patente di guida valida e una macchina a noleggio per una settimana), per andare alla volta della misteriosa e sensuale di Kyoto.
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