Le giornate sono molto fresche in Koyasan.
Gli alloggi si trovano solo nei monasteri della città, si mangia presto, andiamo a letto presto e ci si sveglia presto: la preghiera è alle 6:30.
E’ cantata da due sacerdoti tutti vestiti di viola. La canzone è molto ritmica, ma quasi monotona. Ha qualcosa di molto ipnotico, che cattura il filo dei pensieri e impedisce di vagare. Sarebbe un mezzo perfetto per la meditazione. I due sacerdoti non riprendono il respiro allo stesso tempo, come nelle canzoni occidentali dove esistono pause di silenzio: c’è sempre una nota o una sillaba cantata. La canzone: un filo interminabile, continuo, che corre tranquillamente, pacificamente.
Eravamo fuori molto presto, intorno alle 8:00, e le temperature polari ci hanno fatto cambiare programma. Avevamo programmato una passeggiata nel bosco, sul sentiero dei pellegrini, cosa che ci avrebbe condotto nel bosco per circa 5 ore. Sarebbe stato necessario prevedere il pic-nic. Eravamo anche non completamente attrezzati per il freddo. Quindi, per evitare di perdere un dito del piede o il naso, trasformato in ghiacciolo, abbiamo deciso di fare un percorso più tradizionale, da tempio a tempio, o piuttosto da acero ad acero.
La passeggiata nel cimitero è senza dubbio un classico, ma è sempre affascinante. Trovo sempre molto sorprendente che camminare in mezzo a 200.000 tombe sia cosi rilassante. Il cimitero è molto minerale, con le sue tombe, le sue lanterne di pietra, statue e percorsi, ma è letteralmente invaso di piante, in particolare grandi cipressi giapponesi e muschio, che è dappertutto, copre tutto, lentamente, verde.
Siamo arrivati al tempio che ospita Kobo Daishi, il fondatore di Koyasan, che secondo la leggenda è ancora in meditazione dopo circa 1.200 anni, in attesa della venuta del prossimo Buddha. Il personaggio è ancora molto amato in Giappone, per via dei suoi contributi significativi alla cultura giapponese e al buddismo esoterico.
Continuiamo a vagare tra i templi, a caccia di aceri, perché qui con queste temperature, sembrano torce nel mezzo della foresta oscura dei cipressi. Ciò che colpisce è la mancanza di unità nei colori: un albero può avere alcune delle sue foglie giallo pallido, quasi verdi, un altro un pronunciato rosso e alcune foglie possono essere un rosso scarlatto.
E ovviamente è magnifico.
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