8° C alle 08:20. E’ tonificante!
Siamo sempre immersi nel Giappone antico. Dopo 40 minuti di autobus da Takayama, siamo arrivati a Shirakawa-go con un sole splendente. E’ un villaggio che conserva l’architettura tradizionale, e la maggior parte delle case sono ancora abitate. Le case sono ben più moderne che quelle del villaggio folkloristico di Hida, ma nulla è apparente, visto dall’esterno. I tetti di paglia conferiscono un’aria affascinante al paese, le cui strade, pedonali solo in determinate ore sono invase da comitive di cinesi e tedeschi (e anche molti spagnoli). Nota: il turista cinese è piuttosto aggressivo, pronto a scuotere tutto sul suo cammino, senza mezzi termini. Essere piacevole non è la sua preoccupazione.
Proprio accanto al villaggio c’è il parco Gassho-sukuri Minka-en che mostra ventisei case, come nel villagio di Hida. La differenza è che qui le case sono state “spostate” da una zona nel raggio di dieci chilometri e sono tutte quasi contemporanee.
Ci sono due scene che vengono alla memoria ammirando queste case. La prima è la casa di Kanta, il bambino nel film di Miyazaki “Il mio vicino Totoro”: queste case sono per lo più delle fattorie, con parti abitate ricoperte di parquet o con tatami. Abbiamo avuto la possibilità di vedere un camino acceso, all’interno di una delle case. Di solito, a causa del tetto altamente infiammabile, i fuochi e persino le sigarette sono severamente vietati. Beh, in ogni caso fumo ce n’è… e protegge la casa dagli insetti.
La seconda scena è un ambiente all’aperto, il villaggio di Principe Ashitaka del film Principessa Mononoke, di Miyazaki sempre lo stesso. Nel villaggio i tetti sono fatti in paglia e questo materiale si ritrova in tutti i mestiere locali, persino nelle scarpe.
Guardando fuori dal finestrino del bus (quando non attraversavamo delle gallerie infinite), abbiamo avuto modo di ammirare il Giappone rurale, con le sue risaie, i campi, e le inaspettate verdure.
Tornati prima del previsto, siamo andati a fare una passeggiata nella città vecchia ed i nostri passi ci hanno portato a Takayama Jinya, un ex centro amministrativo utilizzato dal 1692 al 1868 da parte del rappresentante locale dello shogun. Rispetto al sistema francese, equivarebbe a una prefettura o meglio a un ufficio dell’Ancien Regime, con il potere militare incluso.
E’ l’ultimo edificio di questo genere ancora esistente in Giappone ed è un sito storico nazionale. Quando lo si confronta con i templi… ma come è spartano! Nei templi, ci sono sempre dei paraventi fantastici, decorazioni, ampi spazi che è possibile partizionare, a volte sculture dipinte alla moda cinese. In breve, è la ricchezza. Qui invece prevale l’efficenza. Gli ambienti sono semplici, poco decorati. Gli uffici sono collegati su un lato da un corridoio, gli appartamenti privati sono dall’altro lato. Solo dei coniglietti che erano utilizzati per nascondere i chiodi rappresentano una parvenza di decorazione…
Abbiamo fatto un bell’incontro al ristorante, moglie e marito in cucina. Era un ristorante che preparava del cibo per lo più vegetariano, fatto davvero favoloso in un paese che ha come specialità il manzo. Abbiamo parlato un po’ in inglese, ci ha chiesto da dove veniamo, ed è rimasta sorpresa dal fatto che Xim sia italiano e io francese. Ha chiesto quindi come ci siamo incontrati ed è stata impressionata nel sapere che ci siamo incontrati in un club d’aikido. Dopo aver capito che siamo in luna di miele, ci ha dato un piccolo regalo: sali da bagno per l’onsen. È stato un momento così cordiale e prezioso.
(Xim ha promesso un post “speciale cucina giapponese”. L’ho messo un po’ sotto pressione, annunciandolo, in modo che non possa dimenticarlo…)
Rispondi