Sconvolgendo l’ordine costituito – è da questo che si riconoscono i veri avventurieri – abbiamo cambiato un po’ il nostro programma per visitare oggi le otto Jigoku o otto “Sorgenti Infernali”. Niente di terribile, ma solo cose straordinarie.
Beppu è conosciuta per le sue onsen, queste sono onsen di un tipo particolare, in cui non si fa il bagno: si tratta di sorgenti molto calde, la cui composizione chimica differisce da un punto ad un altro e a volte dà tonalità rosso sangue, talvolta blu opalescente. Ci sono anche “bagni” di fango caolino. E’ molto strano vedere, vicine l’una all’altra, acque così diverse.
Durante la preparazione del viaggio, quando ho letto sugli otto inferni, mi aspettavo una passeggiata nel bosco, con svolte lungo il percorso di ribollente rivelazione. E invece, no. Gli inferni sono all’interno della città e ci si arriva agevolmente con l’autobus. Tutto è ancora fatto molto bene, dal momento che il percorso è sicuro, in modo che non vi siano malconsiderati che si divertano ad andare a toccare l’acqua bollente. Le barriere proibiscono di avvicinarsi troppo, il percorso è segnalato da un inferno all’altro, fate attenzione ai piedi, e non si sfugge alla trilogia toilette-ristorante-negozio (e timbro commemorativo per gli appasionati come me). E’ molto ben progettato, ma manca l’avventura.
Tuttavia, lo spettacolo è molto bello. Ci si ferma a pensare che proprio sotto i piedi, vi è una forza invisibile che muove l’acqua e la terra, che riscalda e ribolle, e la cui manifestazione è improvvisa un geyser, o di una vasca di fango ribollente in silenzio, come in un calderone . Ci si sente un po’ piccoli.
Ovviamente chi dice “caldo”, dice “cucina al vapore”, quindi abbiamo mangiato qualcosa cucinata dal vulcano (o meglio, dall’acqua riscaldata nelle viscere della terra …).
Abbiamo avuto un’altra esperienza oggi un po’ meno amichevole. I giapponesi mangiano molto presto. Ieri alle 18, ci siamo visti rifiutare l’ingresso a due ristoranti solo perché erano pieni. Così oggi siamo arrivati prima al primo ristorante che ci hanno consigliato, sperando di trovare posto. Questa volta, è andata. Solo che il cameriere ci dice subito che “questo tavolo è riservato a 20:30”. Sì, va bene, sono solo le 17:50, penso che per allora avremo in gran parte finito di mangiare … Una coppia di giapponesi si installa in un altro tavolo. Ordiniamo, anche loro. Ma mentre questi hanno dopo poco un antipasto della casa, noi no. Lo stesso vale per una seconda coppia che si è accomodata a un altro tavolo. Xim ha fatto tornare il cameriere per fargli pulire i piatti per la salsa di soia che non erano proprio limpidi. Per me, quando si serve, non si prendono le cose tali e quali dalla lavastoviglie al tavolo, vanno sempre controllate prima. Le bevande e il cibo sono arrivati un po’ in ritardo. In ogni caso molto meno rapidamente di quelli degli altri due tavoli. L’accumulo di piccoli dettagli ci ha fatto sentire come ospiti di seconda classe, la cui presenza non è stata realmente gradita.
Ci siamo confortati andando a mangiare dei mochi.
E’ anche vero che l’atmosfera del ryokan è molto diverso dal nostro alloggio precedente, a Matsuyama lì, c’era una squadra attenta e premurosa, estremamente cordiale. Qui, abbiamo diritto a una indifferenza gentile.
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