Siamo partiti con la pioggia e siamo tornati con la pioggia, anche se abbiamo incontrato qualche sprazzo di sole durante il nostro tour della penisola di Snaefellsnes. La pioggia è piuttosto tonificante, la temperatura non è eccessivamente bassa, il più temibile è il vento. E’ lui che ci frigge in loco; è lui che giustifica il berretto e il cappuccio allo stesso tempo.
Le montagne assomigliano a torte di cui un gigante avrebbe tagliato una fetta, rivelando i diversi strati interni. Abbiamo attraversato diversi campi di lava, dove il materiale sembra essere stato congelato in piena esplosione. Le rocce sono lentamente ricoperte dai muschi, che si sovrappongono quasi ovunque.
Il Kirkjufell ci è sfuggito un po’ a causa della pioggia: è una montagna conica, la più fotografata del paese, oggi nascosta dalle nuvole. La cascata ai suoi piedi non ci è sfuggita, ma non siamo pienamente soddisfatti. Superati i sentieri pietrificati ci imbattiamo a un’estremità del mondo in cui gli esseri umani sono riusciti a piantare un faro. Ci siamo avventurati, ma non troppo vicino, alle scogliere dove gli uccelli nidificano in primavera. Il Snaefellsjökull (il ghiacciaio) era nascosto dalle nuvole, e siamo stati in grado di distinguere il ghiaccio solo a intermittenza.
Sulla strada abbiamo evitato di investire le pecore, molte delle quali sono riuscite ad avventurarsi al di fuori recinzione. Alcune invece sembravano disperate per tornare indietro…
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